Una nonna meravigliosa che per
l’autrice era sempre stata un modello per il suo senso di giustizia e per la sua
generosità verso il prossimo, improvvisamente rivela il suo terribile
segreto: nata in un villaggio
armeno di religione cristiana, il suo nome era Heranush quando nel 1915, all'età
di dieci anni, i turchi massacrarono la sua gente deportando donne e bambini.
Adottata da un capitano dell'esercito turco, iniziò una nuova vita da musulmana
con il nome di Seher, mentre la sua famiglia subiva la diaspora. Una storia sul dolore della
separazione, ma soprattutto sulla forza misteriosa degli affetti e il
desiderio mai
spento di
ritrovare i genitori e il fratello fuggiti in America. Neppure Fethiye Çetin sa
spiegarsi infatti come sua nonna abbia potuto tenersi dentro così a lungo le
immagini di una violenza tanto efferata continuando a vivere in quegli stessi
luoghi e, allo stesso tempo, costruirsi con amore una nuova famiglia e coltivare
la speranza di ritrovare un giorno le persone, i sapori, la lingua, la fede
della sua infanzia. Come dire che lo sradicamento radicale operato dagli
sterminatori turchi a danno delle donne armene scampate alla deportazione non ha
vinto perché l’amore che esse portavano dentro era inestinguibile, misterioso e
irriducibile come la vita stessa che non solo sopravvive, ma contro ogni
evidenza anche dopo gli inverni più cupi torna a germogliare. Fethiye Çetin,
dopo la morte della nonna, riuscirà miracolosamente attraverso il necrologio
pubblicato su una rivista a rintracciare negli Stati Uniti un’anziana sorella di
Heramush e i suoi nipoti e a compiere quel viaggio di ricongiungimento familiare
a cui la nonna aveva sempre anelato senza riuscirci. Nella testimonianza di
Heranush, nel suo desiderio di rivedere i suoi cari, nel suo segreto gelosamente
custodito, il destino di migliaia di famiglie
armene.
Isabella Raccanello
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